Ambiente e green economy

Ambiente e green economy

Ambiente e green economy

La crisi economica e le difficoltà per i giovani di entrare nel mondo del lavoro possono trasformarsi oggi proprio grazie alla sostenibilità ambientale, reintroducendo nell'economia del lavoro i beni naturali: l'urgenza di confrontarsi con il futuro riformulando i nostri scenari.

Una salda relazione tra ambiente-lavoro-economia

Attraversiamo un periodo storico che pone in stretta relazione tra di loro i temi dell'ambiente, dell'economia e del lavoro. Si tratta di una relazione che sempre più rende evidente una connessione tra l'aumento delle diseguaglianze economico-sociali nel mondo e la distruzione ambientale conseguenza forse di modelli di sviluppo miopi nei confronti del futuro e dell'ambiente che ci circonda. Se poi consideriamo che l'obiettivo di qualsiasi comunità dovrebbe essere il benessere dei suoi cittadini, consentendo alle persone di realizzare il loro massimo potenziale, la drammatica riduzione delle opportunità lavorative conduce allo svilimento di una delle principali caratteristiche del vivere associato.

Dalla crisi, l'opportunità

Oggi però proprio la crisi totale che stiamo attraversando ci pone nell'esigenza di ripensare gli scenari che ci hanno condotto fin qui con l'urgenza di immaginare un Paese che si confronta con il futuro e con nuove sfide competitive mettendo in discussione proprio quei modelli sociali ed economici ormai obsoleti.

A modelli che limitano la partecipazione e il coinvolgimento occorre rispondere con forme di democrazia partecipativa; a sistemi culturali che tendono alla semplice omologazione occorre rispondere mettendo a valore la diversità e l'unicità recuperando, nella costante innovazione, saperi e tradizione dei territori; a pratiche che conducono allo smisurato consumo e distruzione del territorio occorre rispondere con un forte investimento economico e morale nella tutela dell'ambiente tale da garantire nuovi e qualificati posti di lavoro.

Oggi è finalmente possibile cogliere, infatti, anche in senso industriale le opportunità dei mestieri verdi (green jobs) e, partendo dalle specificità locali, finalmente si può parlare con la giusta attenzione delle ampie e vere potenzialità economiche della tutela dell'ambiente.

La sostenibilità come sfida profonda

Lavoro che scarseggia e crisi economica devono trasformarsi in una spinta verso la sostenibilità ambientale, reintroducendo nell'economia del lavoro, in termini positivi, i beni naturali, senza considerarli più dunque semplici mezzi di produzione.

Occorre senza dubbio una razionalizzazione nell'uso delle risorse e probabilmente una riconsiderazione dei fini stessi dell'economia, ma la vera sfida che dobbiamo accettare è quella dell'inclusione della natura e dell'ambiente nel lavoro e nelle politiche di sviluppo.

Questo significa sempre più e in scala sempre più ampia progettare, produrre, usare e smaltire un prodotto in modo che possa tornare armoniosamente dentro l'ambiente.

Primo esempio: i rifiuti

È un processo ben noto a chi si occupa di rifiuti. Ed è per questo che sempre più e sempre meglio guardiamo alle linee guida europee per la riduzione, il riuso, il riciclo e il recupero dei materiali.

Una strategia che ha il fine di migliorare la qualità dell'ambiente (quindi delle nostre vite) attraverso la riduzione degli impatti ambientali negativi generati dai rifiuti lungo il corso della loro esistenza. La limitazione dei rifiuti, la promozione del loro riutilizzo, del loro riciclo e del loro recupero sono parte integrante di questa strategia che destina solo la parte residuale dei rifiuti (via via sempre più piccola) al recupero di energia attraverso la combustione e, una parte ancora più esigua, alle discariche.

Secondo esempio: l'agroalimentare

Un altro esempio riguarda il lavoro agricolo. Esso è stato a lungo sinonimo di fatica e umiltà forse anche perché la coltivazione della terra imponeva praticamente e simbolicamente di "piegare la schiena". È però fra i mestieri il più inclusivo dei beni naturali.

L'attenzione all'agricoltura anche in ambienti inconsueti (come gli orti urbani) lascia ben sperare che si possa ampliare la compatibilità fra lavoro e ambiente. Roma è tra i territori urbani più verdi e coltivati d'Europa: le aree di uso agricolo (dal Censimento dell'agricoltura del 2010) risultano in aumento con circa 43 mila ettari di superficie coltivata e più di 2.600 aziende sul territorio.

Per questi motivi, uno degli obiettivi che ci siamo dati come Amministrazione di Roma Capitale è quello di mettere fine all'uso indiscriminato di suolo agricolo per permetterne la valorizzazione dello stesso sostenendo il ricambio generazionale e il valore ambientale che il settore può produrre. Roma Capitale ha deciso di attuare un programma dal nome tanto evocativo quanto esplicito Roma città da coltivare ovvero politiche di rilancio del settore agroalimentare.

Related Articles

Close