Da Malagrotta verso Rifiuti Zero

Da Malagrotta verso Rifiuti Zero

Da Malagrotta verso Rifiuti Zero

A due anni dalla chiusura della discarica di Malagrotta, il Forum Rifiuti, organizzato da Legambiente, La nuova ecologia e Kyoto Club, ci offre l'occasione per fare un punto sulla strada intrapresa da Roma nelle politiche per la gestione dei rifiuti.

La rivoluzione romana

Nel 2013 Roma si trovava in una posizione di estremo ritardo e di assenza di politiche e programmi per la gestione dei rifiuti. Un fatto chiaro non solo ai romani, ma anche al panorama nazionale e internazionale tanto che la più grande discarica d'Europa, nonostante le tante promesse, era ancora aperta e fino al mese di aprile 2013 accoglieva ancora, in barba a tutti i criteri ambientali e di buon senso, anche i rifiuti indifferenziati e non trattati prodotti dalla città.

La discarica di Malagrotta, ancora nel 2013, continuava a costare all'Italia multe e procedure di infrazione da parte dell'Europa (senza considerare il danno ambientale che, pian piano, anche con le inchieste della magistratura, emerge) e lasciava di fatto ai romani la possibilità di affidarsi alle mani di un unico, privato, monopolista della gestione dei rifiuti della Capitale.

Quel 30 settembre 2013, la chiusura della discarica di Malagrotta non è stato solo l'ultimo anello, la fine di una visione antica e privatizzante per la gestione dei rifiuti, una visione basata sulle discariche e gli inceneritori, ma per Roma è stato il primo vero passo in una nuova direzione, l'inizio del percorso di costruzione di una capitale sostenibile, di una Roma verso "rifiuti zero".

Verso rifiuti-zero

Nel dicembre 2014 l'Assemblea capitolina ha approvato la delibera Verso "rifiuti zero". Un provvedimento importante che nasce dalla collaborazione tra l'amministrazione e le associazioni di cittadini che tra marzo e giugno 2012 avevano presentato la proposta "verso rifiuti zero".

La delibera disegna e racconta l'importante sfida per una grande capitale come Roma che sceglie di fissare l'obiettivo del 75% di raccolta differenziata entro il 2020 con una percentuale del 50% di effettivo riciclo dei materiali raccolti. Una prospettiva lontana anni luce rispetto al punto di partenza che inchiodava Roma a una percentuale del 25,66% di raccolta differenziata a fine 2012. Ma un obiettivo fondamentale per la rivincita della città, un obiettivo che ha richiesto di mettere in moto tutte le energie deisponibili e, a tappe serrate, avviare un nuovo e unico modello di raccolta dei rifiuti che uniformasse i più di dieci modelli presenti in città ed estendere a zone sempre più ampie e omogenee il sistema di raccolta "porta a porta" integrato da luoghi di raccolta più ampi e vicini ai cittadini (come le isole ecologiche, le raccolte nei mercati rionali, le domeniche ecologiche ecc.).

Il percorso per una raccolta differenziata di qualità

Entro la fine del 2015 e il primo trimestre del 2016 tutta la città di Roma sarà raggiunta dall'unico modello di raccolta differenziata a 5 frazioni (carta/cartone, plastica/metalli, vetro, umido/organico, indifferenziato) con servizio "porta a porta" o tramite i cassonetti stradali.

Un percorso partito a giugno 2013 con i primi cinque Municipi (l'ex XVII, e i Municipi 6, 9, 11 e 13), che ha coinvolto oltre 900 mila utenti (427.000 raggiunti dalla raccolta "porta a porta" e 493.000 rimasti alla raccolta stradale) e ha consentito di raggiungere a dicembre 2013 la percentuale del 37,5% di raccolta differenziata in tutta la città.

Da giugno 2014 il nuovo modello ha raggiunto altri cinque Municipi (4, 8, 10, 12 e 14). A dicembre 2014 gli utenti raggiunti dal nuovo modello erano quasi 1 milione e 900 mila (dei quali 726.000 raggiunti dalla raccolta "porta a porta" e 1.128.000 dalla raccolta stradale), l'estensione durante il 2014 ha consentito a Roma di raggiungere a fine anno il 43% di raccolta differenziata.

L'ultima tappa di questo percorso per unificare i modelli ed estendere la raccolta "porta a porta" è stata avviata a giugno 2015 con la riorganizzazione della raccolta nei Municipi 1 e 2. Il processo continuerà fino a includere i restanti tre Municipi e coinvolgerà circa 1 milione di abitanti (dei quali circa 200 mila serviti dalla raccolta "porta a porta").

Un percorso e uno sforzo che non hanno paragoni nel panorama italiano, sia per numeri e utenti raggiunti, sia per superfici servite, sia per i tempi di attuazione. Nel 2016 a fine estensione del nuovo modello a tutti i Municipi della Capitale, il sistema coinvolgerà circa 3 milioni di abitanti, un terzo dei quali (oltre 900 mila utenti) raggiunti dal modello di raccolta "porta a porta".

Verso l'economia circolare

La grande rivoluzione avviata nel 2013 con la chiusura della discarica di Malagrotta non può avere successo senza una grande azienda alle spalle, un'azienda che a Roma incrociava ancora nel 2013 gli scandali di corruzione, parentopoli e assunzioni pilotate che la magistratura ha portato alla luce in questi anni. Una rivoluzione ha investito l'AMA e il suo risanamento, grazie a una dirigenza rinnovata e alle linee guida dell'Amministrazione, delineando concretamente un volto nuovo per l’azienda. Dalla lotta all'evasione al risanamento dell'azienda, dalla riorganizzazione del personale alle azioni per migliorare l'efficienza e la qualità dei servizi: AMA sta cambiando.

Ma la raccolta differenziata non è il fine ultimo! La raccolta differenziata è un mezzo, il fine è creare valore e ricchezza economica e ambientale per il territorio e ciò sarà reso possibile dalla valorizzazione dei materiali recuperati. Proprio per questo motivo, il Progetto Ecodistretti è una prima risposta programmatica, concreta e sostenibile alla carenza di impiantistica di filiera per la gestione dei materiali provenienti dalla raccolta differenziata. Un'inversione totale di tendenza rispetto a un passato che costringeva i romani all'assenza di qualsiasi impianto per affidarsi esclusivamente ai privati. Gli Ecodistretti (prevista la costruzione di quattro, uno per ogni quadrante cittadino) tratteranno i materiali della raccolta differenziata consentendo di re-immettere sul mercato materie prime-seconde con un considerevole guadagno per i romani.

I proventi della vendita sul mercato dei materiali recuperati, insieme ai costi minori di trattamento, permetteranno di raggiungere a regime (con i quattro Ecodistretti funzionanti) un beneficio economico stimanto in 120 milioni di euro all'anno, soldi che saranno interamente reimpiegati per offrire maggiori e migliori servizi alla città.

Questo progetto, concretamente ispirato alla prospettiva "rifiuti zero", non è il solo avviato dall'azienda che finalmente torna ad attrarre ricerca e sviluppo, altri progetti sono in corso come la recente sperimentazione delle compostiere di comunità (progetto ENEA/AMA in partenza con una prima tranche di 100 compostiere per mense di uffici, caserme ed enti pubblici) e il brevetto per l'ecoasfalto (per la realizzazione di un asfalto derivato dal recupero della frazione organica stabilizzata dei rifiuti solidi urbani, attualmente destinata in discarica).

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